Psichiatria
Affrontare una malattia, il dolore o una problematica di vita che sia personale o di un proprio caro è già di per sè un percorso difficile, poichè mette a dura prova la resilienza che c'è in ciascuno di noi; affrontarla quando le nostre risorse psicoemotive sono scariche o turbate da eventi esterni o turbe psico emotive, è ancora più doloroso e difficile. In quest'ottica la Clinica Apollonia, comprende quanto sia necessario curare la forza psico emotiva di ogni persona oltre che la salute biologica del corpo ed in quest'ottica, ha scelto dei professionisti che sia per proprio background personale che per le attitudini all'ascolto e alla comprensione, spiccano nel panorama medico odierno.
Psichiatria
La psichiatria è una branca della medicina, che si prende carico della cura della prevenzione e della riabilitazione di pazienti affetti da malattie o disturbi della sfera psico-emotiva e/o del SNC. Rispetto agli anni passati dove la figura dello psichiatra era destinato alla cura di malattie mentali, oggi la psichiatria si occupa anche di disturbi psico emotivi transitori che non è detto che abbiano basi patologiche.
La moderna psichiatria, è consapevole che il comportamento umano dipende da tre fattori: un fattore biologico dato dai nostri geni e dal SNC, un fattore legato alla personalità, ed un fattore che si lega alle nostre esperienze di vita e a come le abbiamo vissute e al contesto in cui le viviamo.
Lo psichiatra, di una persona, analizza tutti questi aspetti stabilendo la terapia più appropriata che può essere farmacologica o di supporto psicologico.
Nonostante ciò pregiudizi e stereotipi culturali sulla figura professionale dello psichiatra allontanano ancora molte persone dalla possibilità di essere adeguatamente aiutate ad uscire sane da un periodo di profondo sconforto che se non trattato potrebbe cronicizzarsi e richiedere in seguito terapie molto più lunghe e onerose.
Psichiatria come aiuto nel dolore
Molte patologie biologiche hanno come focus il dolore. Soprattutto in ambiti nel quale il dolore per motivi diversi è cronico, il dolore è l'elemento più invalidante che esista. Il dolore psicogeno resta una sfida per la medicina contemporanea dal punto di vista fisiopatologico e terapeutico. Tra le molte definizioni nosografiche succedutesi nell’arco degli ultimi 30 anni la definizione del DSM IV TR di “disturbo algico” rispecchia meglio le caratteristiche cliniche di questo fenomeno. Il dolore negli ultimi decenni è passato dalla condizione di sintomo più comune e forse poco considerato dal punto di vista scientifico, a quella di una sofisticata esperienza multidimensionale sottesa da precise aree cerebrali comprese nella Neuromatrice del Dolore (Pain Matrix). Il paziente con dolore psicogeno coniuga l’interesse di una psichiatria sempre più biologica e morfologica con quello di un’algologia come scienza multidisciplinare, dove solo l’incontro di varie competenze diagnostico terapeutiche può offrire l’approccio integrato più utile ed efficace .l dolore psicogeno rientra nelle sindromi relativamente generalizzate e viene definito come dolore di origine psicologica. All’interno di questa categoria sono
descritte 3 sottoclassi.
Dolore muscolo tensivo: dolore virtualmente continuo in qualsiasi parte del corpo causato da contrattura muscolare prolungata e provocato da cause emotive o da eccessivo impiego di certi muscoli.
Dolore da delirio o allucinatorio: dolore di origine psicologica attribuito dal paziente a una particolare causa delirante.
Dolore isterico o ipocondriaco: dolore specificamente attribuibile allo stato mentale, emotivo o alla personalità del paziente in assenza di cause organiche, deliri o meccanismi tensivi.
Il dolore psicogeno porta a depressione, ansia, mutazione del comportamento è quindi fondamentale poterlo trattare in modo efficace soprattutto se si è in presenza di patologie croniche e
non transitorie.
I soggetti con dolore psicogeno di breve durata spesso non arrivano alla valutazione dello specialista perché i meccanismi di compenso psicologico sono ancora ben rappresentati e cure aspecifiche o parole di rassicurazione possono risolvere la condizione. Spesso, per questo motivo, raccogliendo l’anamnesi di pazienti con dolore psicogeno cronico, si trovano episodi di dolore di breve durata e di non chiara natura, magari associato ad altri sintomi aspecifici, risoltisi nel tempo senza specifico trattamento. Il paziente con dolore cronico resta una sfida terapeutica per lo specialista e in generale per la medicina moderna.
Negli ultimi anni la ricerca in campo algologico ha dimostrato l’efficacia di nuove strategie multidimensionali per trattare i pazienti con dolore cronico; queste comprendono il trattamento farmacologico e quello psicologico-riabilitativo. Una presa in carico integrata del paziente con dolore cronico si realizza con una modulazione neurotrasmettitoriale, cognitivo-comportamentale, emozionale e ambientale dell’esperienza dolore. Da un lato gli “interventi psicologici”
cognitivo-comportamentali, di rilassamento corporeo, ipnosi dimostrano un’importante efficacia sulla nocicezione; dall’altro, le terapie fisiche (terapie radianti, magnetoterapia, elettroanalgesia, agopuntura, biofeedback) e farmacologiche (analgesici, neuromodulatori, psicofarmaci) sono in grado
di ottenere effetti vantaggiosi anche sugli aspetti psico-sociali del dolore.31
Il potenziamento quindi che deriva dall’impiego contemporaneo di entrambe le linee di trattamento diventa fondamentale nell’approccio multidimensionale al dolore cronico.32
Il primo passo per stabilire un contatto efficace con un paziente con dolore è quello di legittimare la sua condizione di sofferenza. Il dolore è reale, ed è percepito come tale! Che la causa sia una frattura esposta di tibia, una sensibilizzazione dei neuroni midollari conseguente a danno nervoso periferico, un’attivazione delle on cells dei nuclei del sistema di controllo discendente del tronco encefalico o un’alterazione dell’inibizione della corteccia prefrontale sul giro cingolato anteriore promossa da un meccanismo simbolico o dall’ipnosi, il risultato è lo stesso: dolore. ll paziente deve sentirsi compreso se vogliamo che accetti, e magari nel tempo faccia propria, una nuova visione della sua sofferenza. Una visione che lo aiuti a credere, per esempio, che Lui può fare qualcosa per il suo dolore e che le terapie farmacologiche e riabilitative lo aiuteranno a uscire dalla situazione di sofferenza.
Il paziente deve essere aiutato a comprendere che il dolore psicogeno non è follia, che fattori psicologici sono presenti in tutte le condizioni di dolore cronico, indipendentemente dalle cause; che è una patologia spesso cronica ma curabile, che la terapia necessita della sua piena collaborazione e che deve sentirsi coinvolto in prima persona nel processo di cura e di riabilitazione.
E’ importante far rilevare che il dolore, soprattutto se presente da molto tempo, non potrà scomparire improvvisamente, bensì ridursi; che anche piccoli passi, nella direzione dell’autonomia e del controllo dei sintomi, saranno importanti se ben valorizzati. Talvolta questi pazienti hanno la convinzione che un nuovo intervento chirurgico o una nuova “tecnica di infiltrazione” risolverà il loro dolore. Questi sono i pazienti che spesso già portano i segni di un danno iatrogeno e con questi anche la sfiducia e la rabbia nei confronti della classe medica. A maggior ragione questi pazienti vanno “agganciati”, sostenuti e tutelati per prevenire nuovi danni
Da un lavoro di revisione della letteratura, emerge l’efficacia dei trattamenti cognitivo-comportamentali nelle somatizzazioni, indipendentemente da un effetto sulla condizione di stress psicologico che molto spesso risulta elevato in questi pazienti. Per esempio, nei dolori muscolo-scheletrici le tecniche di rilassamento associate al rinforzo di una progressiva ripresa dell’attività fisica, volta a rimpiazzare comportamenti di dolore con attività finalizzate al benessere, possono migliorare il dolore e il funzionamento generale del paziente. La motivazione è un parametro fondamentale della condizione di partenza del paziente, che può essere in relazione anche alle aspettative e alle credenze del paziente e del suo ambiente familiare. Se la scarsa motivazione è da attribuire a una condizione depressiva, il disturbo dell’umore deve essere diagnosticato e curato.
Psicoterapia integrata
La Psicoterapia Integrata è indicata per affrontare lo spettro della psicopatologia specialmente adatta per i disturbi di personalità nelle diverse fasi della vita: età evolutiva, adolescenza, età adulta e senescenza. I vantaggi di questa metodica risiedono innanzitutto per il terapista nell'utilizzo di una terapia che ha evidenze scientifiche, oltre che alla flessibilità dell'approccio. Infatti i risultati di ogni terapia psicoanalitica risiedono nel paziente, dal tipo di tecnica utilizzata e dal tipo di relazione instaurata tra il terapeuta e il paziente. Consapevole di questa importanza la psicoterapia integrata sa quanto sia importante entrare in empatia con il paziente per massimizzare per quel paziente strumenti che lo possano aiutare in modo efficace. La psicoterapia integrata viene utilizzata dai terapeuti per affrontare diversi tipi di disturbi quali attacchi di panico, depressione, dipendenze e disturbi alimentari. L'obiettivo del terapeuta non è quello di far prevalere una teoria piuttosto che un'altra ma quello di promuovere il benessere della persona che ha in cura.
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